Andrea Motta modera il panel: ‘Abbattendo i Falsi Miti della SEO: i Veri Fattori di Ranking di Google’

Panel SEO

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Ta’ Xbiex, 12 marzo 2024Andrea Motta, Consulente SEO di livello internazionale, ha avuto il piacere di moderare una stimolante tavola rotonda presso gli uffici di Betsson Group a Malta, parte della rassegna SEO Lab.

L’oggetto della discussione, che ha coinvolto tutti i membri del team SEO di Betsson Group, sia quelli residenti a Malta sia i consulenti esterni dell’azienda, volati nel cuore del Mediterraneo per l’occasione, è stato esplorare il seguente tema: “Busting SEO Myths: Svelare i Veri Fattori di Ranking di Google” (Abbattendo i Falsi Miti della SEO: i Veri Fattori di Ranking di Google).

Durante la sessione sono stati esplorati argomenti fondamentali dell’universo SEO, come E-E-A-T e Core Web Vitals, oltre a discutere sui metodi per valutare il ROI delle campagne SEO, comunicare l’importanza delle iniziative SEO agli stakeholder e gestire le priorità riguardanti i problemi SEO in un’azienda di grandi dimensioni, dove spesso è necessario pianificare attentamente le azioni da intraprendere.

Tra i panelist, tutti SEO di grande esperienza, il collega belga Eddy Van der Mast (Senior SEO Brand Owner), l’italiana Silvia Tavella (Global Onsite SEO Lead) e la russa Olga Taylor (SEO Brand Owner), che si è recata da Brighton (Regno Unito), dove risiede, per partecipare alla discussione presso i quartier generali di Betsson Group a Ta’ Xbiex.

Ma diamo uno sguardo in maggior dettaglio alle tematiche discusse.

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E-E-A-T: fattore di posizionamento o semplice linea guida?

“E-E-AT” sta per Experience, Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness. Sebbene molte fonti sostengano che E-E-A-T di per sé non sia un fattore di posizionamento diretto esplicitato da Google nel suo algoritmo, i quality rater di Google tengono in considerazione i principi dell’E-E-A-T al momento di giudicare quanto un sito o una pagina forniscano ciò di cui gli utenti hanno bisogno. 

L’algoritmo di Google, del resto, mira a fornire agli utenti le informazioni più pertinenti e affidabili. I siti web e i contenuti che dimostrano competenza nel loro settore, hanno autorevolezza all’interno della propria industria o nicchia e sono percepiti come affidabili dagli utenti, hanno maggiori probabilità di ottenere buoni posizionamenti nei motori di ricerca.

I fattori che contribuiscono a EEAT includono:

 

 
  • Esperienza – indica la misura in cui il creatore di contenuti ha la necessaria esperienza diretta o di vita sull’argomento
  • Competenza – i contenuti creati da individui o organizzazioni con competenza nel settore sono spesso valutati più positivamente. Questo può essere dimostrato attraverso le qualifiche, l’esperienza e le conoscenze dei creatori di contenuti.
  • Autorità – i siti web o i contenuti considerati autoritativi nel loro settore, spesso supportati da profili di backlink solidi da fonti autorevoli, tendono a ottenere migliori posizionamenti nei motori di ricerca.
  • Affidabilità – questo aspetto è valutato da fattori come l‘accuratezza delle informazioni fornite, la trasparenza sulla fonte delle informazioni, le misure di sicurezza (ad esempio, crittografia SSL) e le recensioni o valutazioni degli utenti.
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I panelist hanno confermato che, nonostante E-E-A-T di per sé non sia un fattore di posizionamento diretto, concentrarsi su questi aspetti può migliorare la qualità complessiva e la credibilità di un sito o di un contenuto, influenzando positivamente le prestazioni dell’ottimizzazione dei motori di ricerca.

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Core Web Vitals: fattori di posizionamento o no?

CWV sta per Core Web Vitals, ovvero un insieme di specifici fattori legati all’esperienza dell’utente di una pagina web. Google, del resto, ha confermato a più riprese che i Core Web Vitals sono diventati un elemento che i quality raters tengono in considerazione, pur non essendo un fattore di posizionamento alla lettera. In particolare, i CWV misurano aspetti delle prestazioni delle pagine web, come la velocità di caricamento, l’interattività e la stabilità visiva, che influenzano direttamente l’esperienza dell’utente.

Nel dettaglio, i Core Web Vitals includono:

  • Largest Contentful Paint (LCP) – questo parametro misura le prestazioni di caricamento e si concentra specificamente su quanto velocemente si carica l’elemento di contenuto più grande di una pagina. Google considera un buon LCP inferiore a 2.5 secondi.
  • First Input Delay (FID) – il FID misura l’interattività e quantifica la reattività di una pagina. Valuta il tempo impiegato affinché una pagina diventi interattiva per gli utenti. Google considera un buon FID inferiore a 100 millisecondi.
  • Cumulative Layout Shift (CLS) – il CLS misura la stabilità visiva e valuta quanto il contenuto di una pagina si sposta durante il caricamento. È importante per fornire un’esperienza utente fluida e prevedibile. Google considera un punteggio CLS inferiore a 0.1 come buono.
 

Secondo i panelist, concentrarsi sul miglioramento dei Core Web Vitals può contribuire a migliorare l’esperienza utente del proprio sito web, portando potenzialmente a posizionamenti migliori, specialmente se il proprio sito è altrimenti comparabile agli altri in termini di rilevanza e autorevolezza.

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Ridefinire la SEO: Focus sul ROI e non sul Posizionamento

Durante la tavola rotonda, l’ultimo argomento affrontato è stato come avvicinare al meglio gli stakeholder aziendali a tematiche SEO, ridefinendo le priorità in base all’impatto sul business.

Sebbene le metriche tradizionali, come il posizionamento delle parole chiave più rilevanti al business, offrano un’analisi utile delle prestazioni di un sito web, spesso non riescono a catturare appieno l’impatto finanziario delle strategie SEO che, alla fine della fiera, è quello che più conta per i vertici aziendali. Questo cambiamento di prospettiva permette alle aziende di colmare il divario tra le strategie SEO e gli obiettivi di business più ampi, sbloccando così nuove opportunità di crescita e profitto.

Del resto, al cuore di ogni attività aziendale sta la capacità di generare entrate e garantire una redditività sostenibile. Nell’ambito della SEO, questo principio rimane fondamentale. Sebbene raggiungere posizionamenti elevati e una maggiore visibilità sia importante, è essenziale tradurre questi sforzi in risultati tangibili in termini di ROI. In altre parole, gli stakeholder, che per loro natura sono money-oriented, devono riuscire a comprendere come gli investimenti in SEO si traducano direttamente in profitti.

Infatti, ricalibrare le priorità SEO con focus sul ROI delle campagne permette agli stakeholder di comprendere meglio il valore finanziario che la SEO porta all’azienda. Mettendo in luce il legame diretto tra la SEO e la generazione di entrate, le aziende possono far comprendere meglio ai piani alti come gli investimenti in SEO influenzino direttamente i profitti. Questo contribuisce a un maggiore coinvolgimento dei dirigenti, poiché riconoscono il ruolo cruciale della SEO nel garantire una crescita aziendale sostenibile.

Inoltre, come discusso nel panel, focalizzare le priorità SEO sul ROI delle campagne consente agli stakeholder di prendere decisioni più informate sull’allocazione delle risorse e sugli investimenti strategici. Priorizzare le iniziative che hanno il potenziale per influenzare positivamente il ROI consente alle aziende di ottimizzare le loro strategie SEO per ottenere i migliori risultati finanziari. 

In poche parole, i panelist si sono trovati d’accordo sul fatto che riorientare le priorità SEO con focus sul ROI delle campagne rappresenta un cambiamento fondamentale nell’approccio delle aziende alla strategia e all’esecuzione SEO. Allineando gli sforzi SEO con l’obiettivo di massimizzare il ROI, le aziende possono sbloccare nuove opportunità di crescita, ottenere un vantaggio competitivo e guidare il successo aziendale nell’era digitale, donando alla SEO il suo reale valore.

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